Provare a rispondere alla domanda cosa sia un'emozione, non è così facile e lineare, nonostante la nostra vita quotidiana sia pervasa dalla presenza ricorrente di emozioni di varia natura ed intensità. Che ci piaccia o no, la nostra vita è un continum di emozioni, dalle più leggere ed impalpabili, quasi impercettibili, a quelle più forti, intense e quasi corpose. Potrei provare a schematizzare e riportare alcune delle risposte alla domanda "che cos'è una emozione?", che ho spesso ascoltato nei differenti
contesti formativi e lavorativi da me frequentati. Una prima comune risposta e definizione dell'emozione è sempre legata alla descrizione puntuale dei cambiamenti fisiologici e della percezione e propriocezione corporea: battito del cuore accelerato, aumento della sudorazione nelle mani, respiro affannoso, calore nelle estremità etc. ; un'altra affermazione è spesso la definizione dell'emozione attraverso i contrasti tipo: passione/ragione. Ed infine una terza risposta è quasi sempre connessa al racconto diretto di alcune situazioni personalmente vissute in cui si è provato una specifica emozione.
In qualche modo queste risposte mettono in evidenza la complessità e la difficoltà tra la gente comune, ma anche tra i professionisti, di definire e sentire chiaramente cosa sia un'emozione, mostrando quanto siamo impreparati ad ascoltare, leggere e dare un nome preciso alle nostre esperienze vissute. Inoltre, da queste stesse risposte è possibile riscontrare aspetti importanti che rievocano concetti teorici fondamentali nello studio delle emozioni.
La parola emozione deriva dal verbo latino "emovère" che significa portar fuori, smuovere, scuotere rievocando proprio la sensazione di essere mossi da ciò che si prova o che sembra provenire dal nostro interno.
Le emozioni potremmo definirle come stati mentali e fisiologici associati a modificazioni e reazioni a stimoli interni o esterni. Sono essenzialmente impulsi ad agire. Si possono presentare organizzate in grandi famiglie quali: collera, tristezza, paura, gioia, amore, sorpresa,vergogna. Sono reazioni biologicamente organiche che attraverso la cultura, l’elaborazione simbolica, il linguaggio e la coscienza si esteriorizzano in passioni, affetti e sentimenti
Mentre l'intelligenza emotiva è collegata all'abilità individuale di comprendere le proprie emozioni, ma anche quelle degli altri e di conseguenza l'abilità di saperle esprimere. E' la caratteristica più importante per la vita delle persone e per la loro realizzazione, ma è ancora troppo sottovalutata nella nostra società. Le emozioni sono le energie più significative nella nostra esperienza quotidiana, eppure ci si affida prevalentemente alla logica e alla ragione per affrontare la vita di ogni giorno. Basti pensare ai leader politici o lavorativi, che trascurano quasi sempre l'elemento umano nelle diverse questioni socio-poliche. E se ci soffermassimo ad osservare l'andamento negli ultimi anni dei cambiamenti familiari e relazionali in tema di divorzi, capiremmo quanta difficoltà le persone hanno nelle scelta del partner giusto, probabilmente mossi più dalla ragione che dalla vera passione d'amore. Mi capita spesso, nel mio lavoro di coach, di ascoltare i racconti di vita delle persone e sembra che la gente sia davvero convinta che la cosa più intelligente e giusta da fare sia non provare alcuna emozione, schermarsi e quasi difendersi dalle stesse. E come se quelle luci che si accendono dentro di noi fossero considerate come estranee e frutto di qualcosa di cui bisogna vergognarsi, o comunque è sempre meglio nascondere e non comunicare. Si ha la netta sensazione che l'efficienza degli individui sia sovente paragonata a quella delle macchine perfette, una specie di robot senz'anima, programmato digitalmente, "non-cosciente" ma totalmente funzionante.
E' facile pensare che se le cose stanno così, la gente possa andare in contro a tanta sofferenza e frustrazione sia nella vita relazionale che nel mondo del lavoro. Credo che il lavoro di coaching possa essere molto utile se connesso al quadro di riferimento appena descritto e allo stesso tempo possa rappresentare una svolta epocale nel campo del lavoro (gruppo e aziendale), ma anche nel life coaching.
Saper distinguere le emozioni e sensazioni soggettive dalla realtà oggettiva è fondamentale. Capire che le emozioni sono delle "risposte" proprie ad una data situazione, ad uno stimolo ricevuto, e non parametri oggettivi e generalizzabili a tutti gli altri, permette di ascoltarsi, guardarsi dentro e risolvere problematiche che ostacolano il naturale percorso delle cose. I punti di riferimento emotivi sono dentro le persone. I valori sono ciò che spingono le persone a capire chi vogliono diventare e in quale direzione vogliono orientare la propria esistenza. Vivere le emozioni profondamente,capendo che l'origine delle cose è dentro di noi, può allontanarci dal pericolo della passività. Questa consapevolezza spinge al cambiamento, alla trasformazione, a fare sempre meglio.
Non si può cadere nell'errore di pensare che "dove l'universo ha sbagliato, l'universo rimedierà". Siamo noi gli autori e i protagonisti assoluti della nostra esistenza, siamo noi a tracciare la strada del nostro percorso, ivi compresi obiettivi e mete da raggiungere. Restare legati al proprio passato e crogiolarsi nel lamento, genera solo emozioni che spingono alla negatività e a volte alla confusione. Le persone dotate di intelligenza emotiva hanno una marcia in più, poichè lo capiscono e si aprono ad ogni esperienza verso cui la vita le conduce, sapendo che ogni cosa cela un lato positivo ed uno negativo. Accettare e accogliere le emozioni più negative come la paura, può solo aprire nuove porte. La paura indica che stiamo cercando di raggiungere qualcosa che amiamo, ma che le nostre convinzioni e le ferite del passato ce lo impediscono,o forse sono lì proprio per essere affrontate, una volta per tutte. Bisogna sapere che la felicità è una decisione, si sceglie di essere felici e su questa scelta si muove la ricerca del cambiamento, e del processo di miglioramento. E' importante non lasciare che qualcun altro decida per noi, e che, subendo il condizionamento sociale, si può essere influenzati da mentalità, pensieri e idee che non ci appartengono. Per opporsi a questo, bisogna osservare, e a volte rompere, le proprie convinzioni, riflettere sulla loro origine e ristabilire il quadro di riferimento valoriale. L'emotività non va soppressa, ma gestita. Le persone emotivamente intelligenti accettano i "giorni no". Si permettono di essere umani. In questo modo, trovano la serenità, pace ed il benessere.
E allora non posso che augurare a tutti un infinito e splendido viaggio attraverso le emozioni.
Caterina Petronella,Lifecoach